Questo è il sito cristallizzato a come era il 26 Giugno 2006, giorno in cui la riforma fu bocciata
dal popolo Italiano.
Il sito attuale è
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Non posso pensare che il giusto sia tutto da una parte e lo sbagliato tutto dall'altra, tutto da tenere o tutto da buttare. Quella del referendum mi sembra la prosecuzione, di bassa leva, della campagna elettorale appena finita, ove speravamo fosse finito il tormentone ed invece, per bassa politica, continua.
Quando c'è stata la Lega ad entrare sulla scena politica, tutti hanno cavalcato il Federalismo, anche la sinistra, poi la Lega si è sgonfiata e il Federalismo è scomparso dai temi politici. Ora c'era un tentativo di avvicinarsi ad una gestione pubblica simile ad altri stati europei e subito a dargli addosso da parte della sinistra.
Di fondo traspare sempre, in questo ostruzionismo, la volontà della sinistra di mantenere lo Stato centrale, lo Stato assistenziale, lo statalismo che ci accompagna da anni, lo spauracchio della disgregazione dello stato sociale. Se andiamo ben a vedere, questo gran paventato sfacelo della Costituzione io proprio non lo vedo, non lo giustifico come tale alla lettura delle modifiche. Si dovrà perfezionare, ma è un tentativo di dare potere gestionale a istituzioni che oggi dipendono dal potere centrale.
Tutti protestiamo per il correre a diverse velocità dell'Italia e quando si tenta di dare maggior potere alle regioni, in modo che camminino con le loro gambe, con le loro forze, con le loro bravure, con lo sprone di far meglio, all'improvviso questo non va più bene.
Bocciare in toto un tentativo di modificare la gestione dello stato, rendendo le regioni più imprenditrici di loro stesse, a me non sembra un difetto, ma un pregio che metterebbe in risalto le capacità gestionali di queste entità oggi sacrificate alle ragioni dello stato centrale. Che lo stato gestica le grandi opere al di sopra delle controversie locali, non mi sembra un difetto, ma un pregio che fa evitare gli anni che abbiamo perso per dotare il paese di infrastrutture necessarie al suo sviluppo. Che lo stato impartisca le direttive comuni alla nazione e queste vengano sviluppate e gestite dalle regioni, anche in funzione delle esigenze locali, non mi sembra un difetto ma un pregio perchè valorizzerebbero le iniziative peculiari della zona. Ecc.
Solo chi vuole uno stato centrale si oppone alla Devolution, ma poi è inutile che ci lamentiamo se le istituzioni non funzionano, se non si sviluppano piani territoriali, se si privilegiano opere delle quali beneficia una parte della nazione, se vengono trascurate capacità imprenditopriali di alcune regioni rispetto ad altre.
Un'altra cosa che mi chiedo, pensando ad una Costituzione da tenere a tutti i costi ma scritta alla fine di una guerra, in un'Italia che aveva ancora in testa il re, il fascismo, la resistenza, la guerra, l'inizio di una democrazia che ha mosso i suoi primi passi tra miserie, odi, diversità, ecc., è il perchè si deve considerare intoccabile quella Costituzione, cavalcando anche quanto asserito da Ciampi per il suo "no" alla modifica.
I principi fondamentali devono rimanere, quelli sono sacri, ma il paese è cambiato, la sua gestione è cambiata, il suo sviluppo lo ha fatto cambiare, oggi dialoga con tutto il mondo e quindi ritengo necessario che alcune parti della Costituzione si "adeguino" ai passi del paese, che lo rendano più manager di se stesso, garantendo l'aspetto sociale generale, ma snellendone la sua gestione con un maggior potere agli enti locali, che devono essere una succursale dello stato al fine di curarne con maggior occulatezza le sue direttive.
Tutto è migliorabile, ma se mai si parte mai saremo al passo con gli altri paesi europei, rimanendo sempre il fanalino di coda che siamo, anche a causa del disinteresse informativo di una grossa fetta di popolazione, che sa tutto sui mondiali ma sa poco o nulla sullo sviluppo della vita pubblica nostra e delle nazioni che compongono la UE, unione alla quale guardano molti altri paesi europei e dalla quale una fetta di centrosinistra vorrebbe uscirne. In certi momenti le demagogie sarebbero da mettere in disparte al fine di privileggiare gli interessi dell'intera comunità, mentre oggi, in Italia, stiamo combattendo una guerretta ideologica che ha spaccato in due il paese, da un lato la produttività e dall'altro l'assistenzialismo, secondo il mio modesto parere.
Questa mia convinzione si è fatta strada guardando le regioni che hanno votato centrodestra e quelle che hanno votato centrosinistra. Ricordiamoci che l'assistenzialismo, la spesa pubblica, il sociale, ecc. sono gestiti con i soldi dello Stato, ma i soldi dello stato sono prodotti dal lavoro dei cittadini e che ci sia chi tira la carretta e chi ci sale solo sopra, a me non piace perchè deve essere tutto il paese a tirarsi su le maniche, ma siamo ancora ben lontani da questo. Non ditemi che questo è dovuto alla carenza di lavoro per tutti altrimenti chiedo di spiegarmi perchè abbiamo tanti extracomunitari che lavorano in Italia, specialmente al nord e non fanno solo i lavori umili che gli italiani non vogliono più fare.
Io uso una frase, "l'italiano dovrebbe uscire dal proprio orticello", ovvero dovremmo imparare a guardare le altre nazioni, quelle più avanzate, politicamente, socialmente ed economicamente e capire perchè funzionano, cosa hanno attuato per essere nazioni che sulla scena interna e mondiale hanno voce in quanto stabili e forti.
Ringrazio per lo spazio e mi scuso se l'insieme non abbraccia l'intera questione referendum costituzionale, ma alla massa interessa il danaro in tasca e le garanzie per la vita di tutti i giorni, elementi che metto in discussione guardando la posizione dell'Italia in Europa, che in questi ultimi decenni è andata sempre più in giù, senza dar grosse colpe al governo Berlusconi in quanto ha operato in piena crisi economica mondiale.
Giancarlo